Il taoismo l’ho scoperto per caso in un volume preso in biblioteca (di cui non ricordo né autore, né casa editrice e qui c’è dell’ironia Taoista) verso la fine dell’ultimo anno delle superiori.
Il taoismo è una religione del tutto particolare in cui l’entità divina è si onnipresente ma non impositrice, Il Tao non ha nome, né è qualcosa in senso stretto. E’ il fluire di un equilibrio cosmico che esiste oltre ogni cosa e lo si può raggiungere solo tramite il vuoto interiore, seguendo una corretta ricettività data dalla dottrina; la non azione ha maggior valore dell’azione, agire seguendo una propria idea deforma il fluire=Tao, la non azione è quindi più fertile e funzionale dell’azione che porta per sua natura determinista al dolore.
Il Tao é il tornare all’origine minimale dell’uomo (e forse anche oltre), spogliandolo parzialmente dell’egoistica autodeterminazione (io lo intendo così) , farlo riappropriare della sua figura naturale: solo un pezzo del puzzle che compone l’insieme. Ogni cosa è relativa e svincolata dal passato o dal presente; gli eventi accadono e ha hanno senso solo adesso, nell’attimo (mente/corpo); non sono consequenziali o umanamente logici. E’ una ricerca di libertà? Tolte tutte le sovrastrutture l’uomo dovrebbe rimanere schiavo di sé stesso ed è qui che il taoismo (come tutte le religioni) destituisce l’ultima sovrastruttura: l’entità umana materiale. Ed è a questo punto che io invece non riesco a fare il passo successivo, sentendo la mia parte umana materiale come viva, sostanzialmente irrinunciabile e mi vien da pensare: non è che la libertà ultima, cioè l’avvicinamento a Dio o Nirvana è solo vuoto fisico invece che vuoto metafisico? Autosuggestione? Che cos’è la vita senza i vizi terreni? Perché se siamo stati fatti così dovremmo fuggire completamente dalla nostra natura? (appuntano le religioni che i vizi non sono cose umane, ma ”demoniache”).
La vita libera, cioè emancipata dall’uomo materiale, la vedo a volte quasi come un abominio, come se una persona volesse estraniarsi dal mondo attorno (che infatti è sempre visto religiosamente come un passaggio o come un inganno) per infilarsi sotto le coperte di una realtà o metarealtà ben definita, scandita da regole precise. Se ogni assolutismo è tirannia, lo è anche decidere di raggiungere il Nirvana?
(Teoricamente non dovrebbe, perché raggiungere Dio prevede altri stadi in cui l’egoismo sparisce…teoricamente ma sembra che la pratica non segua le parole)
Forse il Taoismo (che ho odiato per anni, perché mi ha insinuato sottopelle una sostanziale immobilità d’azione) è alla fine la cosa che più si avvicina al mio concetto attuale di Utopica Religione Democratica, in quanto nega il Dio interventista/assolutista assomigliando quasi ad un anti-religione (si sto forzando la mano), è una delle poche dottrine che si pone al di là dell’antropocentrismo in maniera quasi unica; l’uomo diviene solo una componente e non La Componente del pensiero religioso; il Tao esiste e dipende da tutti e da nessuno.
Il Tao é.
Se l’albero cade e non c’è nessuno a vederlo o sentirlo, l’albero è effettivamente caduto? Secondo il Tao si.
La ragione appunta: o forse é solo un’altra irraggiungibile chimera, abbastanza confusa da apparire vera.
Io so solo che il Tao è l’elemento insieme al Cristo (inteso come messaggio) che sottopelle continua a lavorarmi al di là della mia volontà, modificandomi durante il suo eterno lavoro di plasmatura.
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